Le forti tensioni registrate sui mercati durante la crisi del credito negli anni 2007-2009 e poi la crisi dei governativi periferici nel 2011, hanno scosso l’economia mondiale. Ancora una volta è venuta meno la fiducia, elemento fondamentale per il buon funzionamento dei mercati finanziari.
Le linee di azione delle autorità sono state indirizzate lungo due direttrici: da un lato, l’attuazione di misure coordinate a sostegno della tenuta del sistema finanziario internazionale; dall’altro lato, la realizzazione di una profonda riforma delle regole della finanza. La capacità di individuare, valutare e gestire i rischi è sempre più percepita dalle imprese finanziarie come uno dei principali fattori che concorre a preservare il valore del patrimonio e la sua capacità di generare profitti.
Questa capacità è considerata particolarmente rilevante per le banche. Le banche, soprattutto quelle di maggiore dimensione e più attive a livello internazionale, sono state in effetti tra i primi operatori a dotarsi di sistemi strutturati di misurazione, gestione e controllo della rischiosità, anche per rispondere alle sfide poste dalla complessità organizzativa e dalla dinamicità degli scenari di riferimento che rendono particolarmente importanti i rapporti con tutti i clienti. Le banche che hanno meglio resistito durante la crisi sono risultate quelle che hanno saputo correttamente interpretare e utilizzare i risultati dei modelli e coinvolgere l’alta dirigenza nella definizione dell’appetito al rischio aziendale, nella valutazione complessiva dei rischi e nel controllo dei risultati raggiunti.
Il ruolo del risk management deve evolvere verso quello di funzione che partecipa ai processi strategici e al controllo di gestione, promuovendo la logica della “redditività corretta per il rischio”.
Misurare i rischi è un processo complesso, reso talvolta difficoltoso dalla scarsità di dati a disposizione per stimare le assunzioni fondamentali dei modelli. Rimane dunque essenziale proseguire negli sforzi per il disegno di modelli statistico matematici in grado di catturare adeguatamente le determinanti delle principali dinamiche economiche.
Noi stiamo andando nella direzione sopra riportata, andando a rafforzare il monitoraggio e la gestione del rischio dei suoi portafogli, questo va a vantaggio non solo della banca, ma soprattutto dei suoi clienti che si possono sentire tranquilli e seguiti, in quanto i loro patrimoni sono continuamente monitorati da una funzione indipendente dall’ufficio gestioni ma nello stesso tempo aggiornato su ogni transazione.
Il Risk manager, infatti, lavora in stretto contatto con il Portfolio manager anche nelle scelte d’investimento, condividendo ogni operazione in modo da garantire l’ottimizzazione del rischio/rendimento.