Come già avvenuto per il referendum Inglese, relativo alla decisione di uscire dall’Unione Europea, anche per le elezioni negli Stati Uniti abbiamo assistito ad una “débâcle” da parte dei sondaggisti. Le previsioni erano unanimi a supporto di un’elezione a presidente degli Stati
Uniti da parte di Hillary Clinton. Nella realtà è accaduto il contrario. Donald Trump, candidato repubblicano che 18 mesi fa è entrato in corsa
come outsider per la Casa Bianca, è ora ufficialmente il 45° presidente degli Stati Uniti.
La reazione a tale notizia da parte dei mercati finanziari è stata di instabilità, essendosi maggiormente preparati ad un probabile
successo da parte del candidato democratico Clinton.
La reazione sui mercati finanziari è classica: tendenza all`indebolimento del mercato azionario e del dollaro USA e contestuale apprezzamento dell`oro.
La reazione dei mercati finanziari non è comunque una reazione di panico. Dopo aver sperimentato quanto accaduto con il referendum
proposto nel Regno Unito, i mercati finanziari non hanno escluso un “worst case”.
Conseguentemente gli investitori stanno già analizzando e calcolando gli scenari possibili. Il problema è certamente rappresentato dal fatto
che Donald Trump in campagna elettorale non ha fornito informazioni concrete relativamente alle aree critiche del mondo.
Il vantaggio per Donald Trump è rappresentato dal fatto che al Congresso potrà contare su una maggioranza repubblicana, superando e
concludendo un blocco politico protrattosi per anni.
Una cosa è certa: tra le priorità di Donald Trump vi è l`abbassamento delle tasse aziendali. Il finanziamento di una tale decisione sarà
inizialmente disordinato. La diminuzione delle imposte societarie rappresenta certamente un vantaggio per il mercato azionario degli Stati
Uniti.
Una maggiore incertezza ed un aumento della volatilità sono però possibili. Ciò potrebbe ripercuotersi sui mercati azionari di tutto il mondo. Tutto da chiarire il rapporto tra il nuovo presidente degli Stati Uniti e la Fed. Le dichiarazioni durante la campagna elettorale relative alla politica monetaria negli Stati Uniti sono parse spesso contraddittorie. Di conseguenza non è possibile prevedere ora in quale direzione si svilupperà la politica monetaria degli Stati Uniti nei prossimi mesi.
Ciò influenzerà chiaramente anche i mercati finanziari. Per certo si può ritenere che il TTIP sia morto. Il controverso Trattato di libero scambio tra Europa e USA non ha più alcuna chance. Con grande preoccupazione gli europei osserveranno le dichiarazioni protezionistiche di
Trump. C’è da aspettarsi un’iniziale frenata nel commercio mondiale. Le stime di crescita quindi saranno oggetto di severa recensione. Va ricordato però con forza che, sia l’economia USA che quella europea sono stabili. Reazioni shock sono quindi molto
improbabili. Non c’è rischio recessione né in America, né in Europa.
Prediligeremo, come post- Brexit, una gestione razionale e non emotiva degli eventi. Anche perché per il momento non si può dire quali
settori o mercati verranno penalizzati o favoriti dalla nuova politica negli USA.
Consigliamo quindi di non prendere decisioni affrettate.
Certo è che alla domanda iniziale, ovvero se l’elezione di Donald Trump rappresenti un punto di svolta, bisogna rispondere certamente di si!